Borgese genius loci...
«Io crebbi davanti ai grandi orizzonti; e udivo suoni remoti. I fiumi, scendendo la notte fra i boschi, avevano voci d’amore; i lumi delle case coloniche si spengevano sui clivi per lasciare accostare le stelle.
D’estate, quand’io e mio fratello venivamo da Palermo in vacanza, al passo di Forrione ci fermavamo a cavallo nel vento. Di là ci appariva Polizzi, il nostro paese, al vertice di un’ascensione.
Un’aria sospesa, un silenzio composto di occulti ronzii, l’avvolgeva. L’aria era mista di miele e freschezza.
Le case, grigie e rosa, allineate su tutta la vetta del monte, parevano un naviglio che stesse per salpare. La nostra era l’ultima; aggrappata coi pilastri di pietra all’orlo del dirupo.
Terra rossa, di vivo colore, sotto il passo delle mule! Ultime ginestre, ancora incendiate, in cima, di sacri fiori!
Le mente, i timi, le erbe care alle capre, spandevano sul nostro cammino aromi religiosi. Le vigne della Scaletta, poco prima di giungere a casa, erano d’un verde così scuro che dava bagliori d’indaco, come un pezzo di mare».
G.A. Borgese, Tempesta nel nulla, Milano, La nave di Teseo, 2023 [I ed. Milano, Mondadori, 1931], a cura di Gandolfo Librizzi – Prefazione Salvatore Ferlita, p. 698.)