Le grandi Madonie rosse e brulle ci sorgevano di fronte, era lì il Manico della Padella, l’ampia incavatura trasversale della montagna, disseminata qua e là di oleandri rachitici, che a poco a poco si stringeva e si perdeva.[…] G.A. Borgese, Re Cuono, in “Medusa”, n. 6, Firenze, 9 marzo 1902
Tappa panoramica
BORGESE GENIUS LOCI
«[…] Mia madre, mia sorella, i miei vecchi, erano in un paese che si chiama Polizzi, sulla montagna siciliana. Forse proprio in quei giorni (era il mese di luglio 1908, ndr) lasciavano la casa ventosa, sullo sprono del monte, e andavano a villeggiare nella campagna boschiva, dove i ruscelli tubano come i colombi e i frutti scendono dai rami quasi a terra e hanno tutti odore di miele […]».
G.A. Borgese, Viaggio Ispirato, manoscritto inedito, Fondo Borgese presso Biblioteca Umanistica dell’Università agli Studi di Firenze
Tappa finale nella Vallata
BORGESE GENIUS LOCI
«- Come vorrei stendermi supino a terra, in questa luminosità – dissi a mezza voce.
Pensavo al senso, che altre volte provai nell’ora pomeridiana, quando grave di fatica e di noja giacendo sulla terra arida e da lungo mietuta vedevo il cielo come assai più in alto, ed ogni cosa mi pareva infinitamente lontana, fuorché un canto di cicala, monotono e ardente inno alla luce, lungo carme di lunghi esametri che sentivo come se vibrasse entro me e invadesse, quale un fiume sonoro, tutte le cose dintorno […]».
G.A. Borgese, Re Cuono, in “Medusa”, n. 6, Firenze, 9 marzo 1902
Arrivo
BORGESE GENIUS LOCI
«Il Manico della Padella era disperso nei vapori porporini del tramonto: ora tutto era sommerso nella luce: il mare, i monti, gli uliveti, le curve più lontane della fiumana, e il ponente era una vasta, immobile fiamma. In basso era già l’ombra, e, mentre la tenue curva della luna si staccava dall’azzurro, presso le capanne e i casolari rustici s’accendevano qua e là i fuochi vespertini, salutati da un vicendevole latrar di cani, e strisce di fumo larghe e bige salivano nell’aria quieta e fluttuavano lente come ombre di sogni e desiderii inani».
G.A. Borgese, Re Cuono, in “Medusa”, n. 6, Firenze, 9 marzo 1902