Polizzi Generosa

è il Parco Letterario Borgese

PARCO LETTERARIO G. A. BORGESE

Il Parco Letterario offre un viaggio attraverso i luoghi e i paesaggi che non solo hanno ispirato le storie di Borgese, ma che egli ha abitato e amato, dove la natura si fonde con le citazioni delle sue opere, rivivendo nelle viste e nei suoni del borgo.

La profonda connessione di Borgese con i luoghi della sua infanzia e la severità delle montagne che lo circondavano durante la crescita è palpabile. 
Questi elementi hanno nutrito la sua formazione culturale e letteraria, tra la ricca biblioteca paterna e l'austera bellezza del paesaggio siciliano, diventando fonte di ispirazione per le sue opere che spaziano dalla narrativa alla critica, riflettendo un carattere profondamente riflessivo e meditativo.

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Angelica Borgese, sua figlia, descrive il padre come un uomo di profonda introspezione, un "isolano" che portava dentro di sé il silenzio delle sue montagne, mostrando allo stesso tempo una natura vulcanica e passionale.

Attraversando il Parco Letterario Giuseppe Antonio Borgese, scoprirai non solo la bellezza dei luoghi che formarono uno dei più eclettici e moderni letterati italiani, ma sentirai anche l'eco delle sue parole, che descrivono vivacemente questi paesaggi, rendendo ogni passo un ricordo vivido e ogni vista una rivelazione letteraria.

Discorso sulla Sicilia (ai siciliani?)

«Che cosa importa se, materialmente, nella mia opera i personaggi e le emozioni di paesaggi siciliani, profondamente e confessatamente siciliani, non hanno parte prevalente, quando la sicilianità dell’ispirazione fondamentale è presente dappertutto e alcune visioni localizzate paiono ai più benevoli tra i miei lettori, né credo soltanto per il pregiudizio critico che colloca aprioristicamente il meglio di ogni scrittore contemporaneo nella sua ispirazione paesana, proprio il meglio di ciò che io come novelliere ho potuto dare? Mi sia permesso di ricordare, non certamente per orgoglio mio, ma per omaggio alla terra da cui ho avuto questi piccoli doni, La Siracusana, una novella di purità d’amore; L’arcobaleno, e un’altra di povera martirizzata passione, Il ragazzo; e un’altra, La centenaria in cui mi pare di avere sentito con una certa intensità qualche aspetto dell’architettura di Palermo e della vita familiare nella città dove passai l’infanzia; e più su tutti questi aspetti fugaci, la Calitri [sic] del mio primo romanzo, la città alta sui monti, che si vede dal mare di Campagna a Mare, la città che ha un aspetto quasi sacro, lì in vicinanza delle nubi, e che io ho posto, per un alibi fantastico, in Calabria ma che effettivamente è una trasfigurazione e un ingrandimento dell’aspetto che, dalla valle, ha il mio paese nativo, Polizzi».

G.A. Borgese, Discorso sulla Sicilia (ai siciliani?), 1931, Fondo Borgese presso Biblioteca Umanistica dell’Università agli Studi di Firenze; ora in G.A. Borgese, Una Sicilia senza Aranci, a cura di Ivan Pupo, Roma, Avagliano editore, 2005, pp. 93-94

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